La Riserva Naturale Orientata di "Pizzo Cane.

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La riserva, una delle più interessanti della provincia di Palermo, da un lato domina il versante ovest del golfo di Termini Imerese; dall'interno si affaccia su una zona di grande varietà geomorfologica e naturalistica, dove è visibile l'impronta che l'uomo ha lasciato fin dai tempi più antichi. Nella Grotta Mazzamuto sono stati, infatti, rinvenuti importanti reperti che testimoniano la sua presenza in queste zone, già nella preistoria. Nel XII sec. quest'area era fertile e ricca di colture, come testimonia il geografo Idrisi. In questo tratto della Sicilia interna, dove predominano le colture estensive di frumento, tra i sec. XVI e XVII, furono creati grossi borghi agricoli che hanno subìto un lento abbandono, soprattutto tra l'800 ed il '900, come è accaduto a Baucina e a Ventimiglia di Sicilia, territori in cui ricade l'area protetta con caratteristiche diverse dagli altri comuni della riserva, che si trovano sulla costa. Altavilla Milicia deve il suo primo nome a Roberto Altavilla, detto il Guiscardo, che nell'XI sec. edificò, nei pressi dell'odierno paese, una chiesa per celebrare la vittoria contro i musulmani: Santa Maria di Campogrosso o San Michele, la Chiesazza come viene chiamata nei dintorni. I resti della costruzione e del vicino monastero si trovano dopo il ponte ad unica arcata, probabilmente coevo, che attraversa il torrente S. Michele. Notizie su Caccamo sono state date quando si è raccontato di Monte S. Calogero. Casteldaccia, borgo sorto intorno al 1700, è conosciuta per l'attività di trasformazione dei prodotti agricoli: pasta, olio e vino sono ben noti localmente, ma questo piccolo centro è diventato famoso nel mondo grazie alle cantine Duca di Salaparuta. Trabia, l'"at tarbi'ah" (la quadrata) del XII sec., era un centro ricco di mulini e di acque. Nel '300 vi fu impiantata una tonnara che ha smesso di lavorare nel 1971, successivamente trasformata in complesso alberghiero. Nei pressi si trova il Castello, del quale sconosciamo la data di fondazione, ma che ancora oggi conserva in buono stato le parti principali dell'edificio.Emergenze paesaggisticheGrotta Mazzamuto: interesse archeologico.Grotta Brigli: interesse speleologico.Grotta del Leone: si apre sul versante Ovest di Pizzo Cane.Visto da Monte Carcaci, nell’area di Prizzi e Castronovo di Sicilia, il massiccio di Pizzo Trigna appare immenso e fa da sfondo all’orlo gessoso delle Serre di Ciminna, che costeggiano la depressione valliva naturale che si offre allo sguardo dell’osservatore. È questa una delle riserve più estese e presenta una serie di caratteristiche ambientali che la rendono molto interessante da molteplici punti di vista: geologico, botanico, faunistico e paletnologico. Insieme a Monte San Calogero, sulla costa di Termini Imerese, questi rilievi rappresentano il logico anello di congiunzione fra i monti di Palermo e le Madonie. L’imponente massiccio (che con Pizzo Trigna raggiunge i 1.257 m s.l.m.) sovrasta un’ampia vallata, una sorta di altipiano esteso su cui scorre un ricco reticolo di ruscelli e corsi d’acqua che si incanalano nel Vallone Corvo. Data la natura calcarea delle montagne, anche queste presentano fenomeni di erosione carsica, sia superficiale che profonda, che hanno dato origine anche a tre grotte: la Grotta Mazzamuto, dall’imponente ingresso, di chiaro interesse archeologico (qui si sono insediate comunità rupestri in epoche protostoriche); la Grotta Brigli (o Brigghi o dei Berilli) che assume un valore più squisitamente speleologico e, infine, la Grotta dei Leoni. Qui risiedono presenze faunistiche e botaniche di importante valore ecologico e tutta l’area testimonia il silenzioso e paziente intreccio dell’opera dell’uomo con la natura dei luoghi. Questo massiccio montuoso presenta non soltanto rocce calcaree dovute al sedimentarsi di gusci e scheletri di animali nei fondali dell'antichissimo mare dell'epoca mesozoica, ma anche la presenza di pareti silicee, organizzate in lamelle parallele frammiste ad elementi incoerenti (scisti) formatesi per l'accumulo lentissimo e costante nei secoli di gusci di microorganismi (diatomee e radiolari) e di spugne silicee nei fondali marini. Non solo: su Pizzo Cane, all'interno dei calcari, esistono intrusioni di rocce vulcaniche che arrivano ad affiorare. La flora: I boschi naturali sono lembi relitti costituiti da leccio, da quercia da sughero e da querce caducifoglie, frammisti ad orniello, acero campestre e, più raramente, ad acero trilobo. In questo bosco mediterraneo, il sottobosco ospita cespugli di rosacee tipici della macchia mediterranea: pero mandorlino e rosa sempreverde. Ma anche di biancospino comune, di erica arborea, di ginestra spinosa e di citiso trifloro (un arbusto che somiglia alla ginestra). La fauna: L'habitat rupestre è il regno del falco pellegrino, abilissimo cacciatore d'uccelli, ma anche dell'aquila reale. Un tempo queste pareti ospitavano i nidi del capovaccaio, piccolo avvoltoio migratore chiamato anche Pasqualino, perché i primi arrivi in Sicilia avvengono nel periodo di Pasqua. La sporadica presenza del capovaccaio, pulitore d'ossa grazie al becco sottile e specializzato, è indice del decadimento della rete alimentare, problema ormai diffuso dappertutto in Italia.

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